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Ciaramedda
Canto
d'amore
Testo di Maria
Concetta Nicolai Foto di Luciano D'Angelo
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Comu
‘na principissa siti misa
Ora ca siti a la seggia assittata
La curuzza vi trippa un surprisa
Ca la facciuzza vostra fu ‘nfasciata
Non c’era fidanzamento nell’area messinese che non
richiedesse, dopo la cerimonia della cunuscenza durante la
quale la suocera cingeva il capo e il viso della novella zita
con un largo nastro di seta detto ‘nzinga, una serenata
di Antonino Mento da Rometta, eccezionale suonatore di ciaramedda
e friscalettu, scomparso quasi centenario, da pochi mesi.
La tradizione continua con il figlio Francesco che dal padre ha
appreso le novene, le arie a ballo più antiche come la satariata
e lu ciovu, suonata quest’ultima con cui ancora oggi lo sposo
apre le danze, inchinandosi di fronte alla sposa, il celebre Scurdillino, pezzo di virtuosismo a bordoni azzittiti.
Ma anche la costruzione di uno strumento che conserva i caratteri
dell’archetipo mediterraneo con qualche influenza araba: canne
pari in legno di erica, da due a tre bordoni sonori, ance
semplici, bianchissima pelle di capra. |
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