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La Caritas Diocesana tra potenzialità
e prospettive per un impegno comune

di Ermanno Di Bonaventura

Le due fondamentali finalità della Caritas sono di sensibilizzare e coinvolgere l’intera comunità cristiana nella testimonianza della carità, al suo interno e sul territorio in cui essa opera quotidianamente, con particolare attenzione agli ultimi; inoltre di coordinare le iniziative e le realtà ecclesiali impegnate nella carità.

La vocazione al servizio della carità va diventando sempre di più un modo che coinvolge tutta la persona, la sua intelligenza, la sua coscienza, il suo cuore.

La carità, nella Chiesa, non può essere un settore o un impegno di pochi ai quali poi, di fatto, si delega il "problema poveri", ma essere sempre di più la testimonianza dell’amore di Dio per gli uomini di questo tempo perché ogni persona in difficoltà abbia intorno a sé una comunità solidale e quindi una rete di solidarietà.

Penso che dobbiamo porre una grande attenzione perché, soprattutto oggi, tempo di servizi che si moltiplichino, ogni risposta da dare ad un problema non può prescindere da un metodo di lavoro basato sul coinvolgimento e la collaborazione di tutti e di ciascuno, affinché le risposte non siano "solo risposte" a problemi o persone, ma promuovano, per quanto possibile, nuove mentalità, nuove condivisioni, nuovi atteggiamenti e linguaggi più aderenti ai tempi e alle necessità.

Analoga attenzione dobbiamo porre per evitare di essere o diventare vittime del fare. Il fare, da solo, non produce cambiamenti, anzi spesso il solo fare ci lascia prigionieri nella spirale dei bisogni e l’attivismo, non ispirato da Cristo, diventa, prima o poi, espressione umana e terrena.

La promozione e l’esercizio della carità presuppongono, quindi, l’azione di tutta la Chiesa locale perché non esiste comunità cristiana senza il servizio della carità, perché abbiamo bisogno di fondare cristianamente tale impegno, perché quando si vede la necessità o l’opportunità di promuovere servizi, questi devono essere o apparire il più possibile una dimensione dell’essere e dell’operare della Chiesa tutta.

La seconda grande funzione della Caritas è il coordinamento delle associazioni e gruppi caritativi, istituti assistenziali, movimenti impegnati nella diaconia, allo scopo di aiutarli a sentirsi espressione dell’unica Chiesa locale che ha nel Vescovo il suo centro visibile.

La pastorale della carità, nella quale non possono non essere coinvolti anche gli altri Uffici Pastorali, non può prescindere da una base di stima e di volontà al dialogo, per un concreto processo di armonizzazione della varie iniziative di carità e di promozione umana, per evitare confusioni o inutili sovrapposizioni, ponendosi, nel rispetto delle legittime libertà di tutte le realtà, il fine dell’unità e dell’armonia.

Il coordinamento, perciò, deve aiutare a sentirsi la medesima Chiesa ed a presentarsi, nell’unità e nel pluralismo, come segno di speranza per la comunità cristiana e per un mondo anche di non credenti.

E’ in questa luce che la pastorale della carità, che si articola in segni, iniziative, gesti e quant’altro lo Spirito suggerisce e la storia sollecita, riceve pienezza di significato.

Per dar vita a tale tensione educativa alla carità, all’interno del magistero del nostro Arcivescovo, che ci sollecita ad un compito di animazione pedagogica, da intendersi come superamento dell’assistenzialismo da una parte e come interazione con le altre dimensioni pastorali dall’altra (catechesi e liturgia), nasce la proposta di questo itinerario di lavoro per la Caritas, che vuole impegnarsi, in vista del Giubileo del 2000, a dare il suo apporto per qualificare sempre più la vocazionalità dei credenti e la missione che ogni comunità è chiamata a sostenere sulle frontiere dell’evangelizzazione.

Promozione della cultura della solidarietà: La vocazione al servizio della carità non è sempre facile perché se siamo "figli di Dio" siamo anche "figli di questa società". In tempi di grande incertezza come quelli che stiamo vivendo, si fa forte la tentazione, di gran parte della società, a chiudersi a difesa dell’esistente, a proteggere le conquiste raggiunte in termine di reddito e status sociale, a chiudere gli occhi sulla drammatica ripresa della povertà. Le abitudini consumistiche radicate, le condizioni di tante famiglie, la scomparsa del lavoro dall’orizzonte di tanti giovani e meno giovani, la difficoltà di coniugare, nel quotidiano, la fede con la vita, spingono verso la perdita di una grande cultura solidaristica. Siamo quindi chiamati a prendere atto, con lucidità, che le possibilità di aprire alla carità spazi significativi, passa solo attraverso una grande azione educativa, che renda visibile la fede che vogliamo testimoniare, vissuta nella normalità delle relazione quotidiane.

Realizzare la caritas parrocchiale o zonale in ogni comunità. E’ uno strumento semplice di animazione, di educazione, di comunione e di coinvolgimento per vivere la carità in modo continuativo, comunitario ed attento ai reali bisogni esistenti sia all’interno della stessa comunità che su scala più ampia.

Creare un Osservatorio della Povertà a livello diocesano, per la rilevazione della situazione, analisi e ricerca sulla povertà in genere a livello diocesano e per realizzare una programmazione pastorale che tenga conto della effettiva situazione del territorio.

Creare Centri di Ascolto a livello parrocchiale o zonale, per dare risposte mirate e significative ai problemi della povertà presenti nelle varie realtà territoriali.

Realizzare strutture di accoglienza a livello diocesano o zonale o nelle parrocchie di dimensione significativa, che visualizzino la carità come percezione della presenza di Dio nei poveri. Ciò potrebbe portare anche a ripensare le strutture parrocchiali come "opere segno" in risposta ai problemi del territorio (giovani – minori – anziani – extracomunitari ecc.).

Coinvolgere le molteplici realtà della vita consacrata e non nei servizi di accoglienza, aiuto e solidarietà, valorizzando le specificità e corresponsabilizzandoli in progetti ecclesiali condivisi.

Impegnare gli Enti Locali al riconoscimento di diritti ed esigenze di base di ogni persona (alimentazione, abitazione, sanità, assistenza, dignità di vita, lavoro…). Ciò va collegato all’elaborazione di proposte che si concretizzino in politiche sociali con al centro la famiglia e con la qualificazione di tutta la gamma dei servizi alla persona.

Sviluppare il servizio civile e l’Anno di Volontariato Sociale per le ragazze, nella convinzione della positività di tale proposta in termini di contributo al bene comune e come tirocinio di solidarietà sociale.

Educazione alla mondialità attraverso un lavoro congiunto, in Diocesi, a sostegno di gemellaggi, progetti di sviluppo, microrealizzazioni…

Diffusione di proposte quali il Commercio equo solidale, la Banca Etica, l’Economia di Comunione ecc., sviluppando, nel contempo, un adeguato supporto culturale e informativo a sostegno di questi nuovi percorsi di solidarietà.

La giornata della carità: scegliere, in accordo con le parrocchie, il periodo più opportuno per sviluppare un’azione particolarmente intensa di riflessione e di avvio di iniziative di solidarietà.

L’impegno formativo: Senza forti motivazioni non si resiste nel servizio ai poveri, ma essa non garantisce la competenza necessaria per un autentico servizio. La formazione degli operatori di carità è una forma di rispetto per gli operatori stessi, ma soprattutto per i destinatari dei servizi, che non devono diventare mai le cavie della inesperienza caritativa.

Contiamo di dar gambe a questi propositi chiedendo la collaborazione, oltre che degli altri Uffici diocesani, delle zone pastorali e delle parrocchie dichiarando, da subito, la nostra disponibilità a colloqui, incontri, studio dei dati e stesura di singoli progetti per proporre contenuti, segni e strumenti comuni, e per individuare obiettivi condivisi.

D’altronde penso di poter affermare che il nuovo Statuto della Caritas diocesana e la nomina di una equipe, che ha nel Vescovo il suo centro, tenti di incentivare rapporti collaborativi e continuativi nuovi.

 

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Aggiornato il: 10 agosto 1999